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La radio libera è una emittente di piccole dimensioni sia in termini di studio radiofonico, antenna di trasmissione, che di costi di gestione, in grado di coprire un'area di pochi chilometri quadrati, spesso interna ad una città. Di solito trasmettono in modulazione di frequenza (FM), una tecnologia fino ad allora poco sfruttata, che garantisce una qualità più elevata. COME FUNZIONA LA RADIO? L'utilizzo della tecnologia consiste nel ricevere un segnale radio di una certa frequenza, ossia il canale. La ''cattura'' di questa frequenza si chiama sintonia (da qui il verbo ''sintonizzarsi''), mentre l'insieme delle tecniche per permettere la ricezione del segnale si chiama modulazione.
Inoltre furono importanti le applicazioni in campo navale, perch è gli S.O.S inviati da imbarcazioni in difficoltà poteva davvero chiamare in breve tempo l'aiuto dei soccorsi e salvare molte vite (un esempio lampante fu la sciagura del Titanic). Nel corso della stessa sentenza si dà atto che le emittenti già attive in Italia sono circa 400. Si tratta delle cosiddette ''radio pirata'' che poi saranno chiamate ''radio libere'', un fenomeno tipico degli anni Settanta. Il 29 luglio 2015, con la pubblicazione della delibera n. 465/15/CONS, l'AGCOM ha concluso la defininizione dei 39 bacini d'utenza con cui viene suddiviso il territorio italiano[13]. Al fine di ridurre le incertezze sulle frequenze da assegnare e data la notevole competizione nel settore, sono nati nuovi consorzi e associazioni fra radio. Il numero di canali inclusi in un multiplex varia proporzionalmente al livello di compressione, da una decina fino a 20-30. Il regolamento AGCOM prevede che a ogni emittente venga assegnato uno spazio fisso pari a 72 CU (unità capacitive); pertanto, all'interno di ogni multiplex possono trovare spazio sino a 12 programmi.
Tra il 1895 ed il 1896 Popov costruì un ricevitore in grado di captare segnali emessi da lontano e ne dimostrò il funzionamento durante alcuni esperimenti a San Pietroburgo. Nel gennaio 1928 l'URI divenne EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche). Con un decreto, il fascismo stabilisce che l'informazione sia gestita dall'agenzia Stefani, l'organo di stampa ufficiale del regime. Intanto l'EIAR, conosce una grande diffusione popolare; similmente a quanto avverrà poi per la televisione, la gente non potendo permettersi una radio nella propria casa si recava ad ascoltarla nei bar e nei locali pubblici, e la propaganda fascista favorì la diffusione di altoparlanti che collegati agli apparecchi trasmettevano i discorsi del Duce nelle piazze di tutto il Paese. Con il progetto ''Radiorurale'', nel 1933 la radio venne diffusa in tutte le scuole d'Italia e permise a molti studenti, di approfondire la conoscenza della lingua italiana che a settant'anni dall'Unità d'Italia era ancora sconosciuta alla maggioranza degli italiani.
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